Human Rights Youth Organization

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Dal 14 al 20 settembre ho preso parte come rappresentante di HRYO a un training course del programma Europe for Citizens in Repubblica Ceca, precisamente a Litomysl. Litomysl è una deliziosa cittadina a un paio d’ore da Praga. Nel suo centro storico vi è un bellissimo castello, divenuto nel 1999 patrimonio dell’Unesco. Uno dei valori aggiunti di questo training è stato di alloggiare e svolgere le attività proprio all’interno di questo castello, nello specifico nelle vecchie birrerie, sistemate e adibite a ostello. Un luogo fresco e moderno ma al contempo pieno di storia e ispirazione.

Questo training course era incentrato sulla libertà di espressione e i diritti umani. Erano presenti associazioni dalla Grecia, Cipro, Germania, Repubblica Ceca, Polonia e Italia. 30 ragazzi nello stesso luogo, tutto il giorno, parlando, ridendo, condividendo, confrontandosi, imparando l’uno dall’altro. Crescendo. Una settimana può non sembrare abbastanza per stabilire connessioni profonde, ma in realtà lo è. Non è stata la prima volta che ho legato così tanto con altre persone in così poco tempo, ma ogni volta è sempre difficile interiorizzare la cosa.

Personalmente adoro le storie. Credo che l’essere umano sia fatto di storie. Abbiamo sempre vissuto di storie e sempre lo faremo. Durante questo training ho chiesto la storia di tutti i partecipanti: c’era il ragazzo italiano che a malapena parlava inglese ma che con la sua espressività e la sua attitudine alla vita riusciva a farsi capire meglio di chiunque altro; c’era un rifugiato politico russo che era scappato a Berlino perché perseguitato per un progetto sullo studio del voto; c’era il ragazzo indiano volontario in Germania che voleva rimanere in Europa per studiare il cambiamento climatico. C’erano altre storie. E poi c’ero io, che arricchivo la mia storia con quelle degli altri.

Ognuna di queste persone ha fatto in modo che il progetto potesse finalizzarsi in maniera ottima. Merito anche ovviamente dei due trainer, Alex e Luiza, che sono stati fantastici. Disponibili e sorridenti, sono stati in grado di coinvolgerci a pieno in tutte le attività, gestendo il tempo senza essere troppo rigidi.

Il team working, il dialogo, la risoluzione dei conflitti, la riflessione e il dibattito per arrivare a un obiettivo comune sono stati tutti elementi integranti nel corso delle varie attività. Spesso queste erano mirate a creare coesione nel gruppo, spingendoci a farci scontrare e discutere, per poi alla fine renderci più uniti.

Il tutto ovviamente attraverso l’educazione non formale, in cui il processo di apprendimento non deve essere a senso unico. Non a caso alcune ore sono state consacrate come open space, in cui ognuno poteva scegliere cosa voler condividere, insegnare, e imparare dagli altri.

Prima della partenza ero molto curioso di sapere come altri paesi con diversi contesti fossero riusciti a conquistare le libertà e diritti acquisiti fino ad oggi. E’ stato molto interessante conoscere dalle presentazioni e dalle messe in scene dei partecipanti i fatti e le storie avvenuti: lotte, proteste, richieste e sacrifici alla conquista dei diritti e libertà fondamentali. Al contempo, è stato utile capire che per alcuni di noi determinati diritti sono scontati, mentre per altri non lo sono affatto.  Leggerlo è un conto, ascoltarlo dalle voci di chi direttamente ne ha vissuto il riflesso è un altro.

Un’altra attività che mi ha colpito è stata quella di dover individuare una serie di articoli di giornale che riportassero il rispetto o le violazioni dei 30 articoli riportati nella Dichiarazione universale dei diritti umani. E’ sorprendente quanto ormai siamo abituati al fatto che questi non vengano rispettati, tanto da vederlo quasi come una normalità, al punto da non farci più scandalizzare. Dobbiamo ricordarci di non dare nulla per scontato, neanche le cose più elementari, e che dobbiamo essere anche noi i fautori di quello che aneliamo come società.

E’ un grande dispiacere per me non prendere parte alla terza parte di questo progetto che si volgerà a Cipro, ma sono sicuro che i prossimi partecipanti sapranno apprezzare il lavoro che verrà svolto.

 

Simone Grassi[:en]

From 14th to 20th of September I took part as a representative of HRYO in a training course found ed by the Europe for Citizens program in Czech Republic, specifically in Litomysl. Litomysl is a delightful town located a couple of hours from Prague. In its historic center stands a beautiful castle, which in 1999 became a UNESCO heritage site. One of the added values of this training was that the activities and the staying were held right inside this castle, specifically in the old breweries, arranged and used as a hostel. A fresh and modern place but at the same time full of history and inspiration.

This training course focused on freedom of expression and human rights. Associations from Greece, Cyprus, Germany, Czech Republic, Poland and Italy were attending. 30 youngsters in the same place, all day, talking, laughing, sharing, comparing, learning from each others. Growing up. A week may not seem enough to establish deep connections, but actually it is. It was not the first time I bond so much with other people in such a short time, but every time it’s always difficult to interiorize it.

Personally I love stories. I believe that human beings are made of stories. We have always lived of stories and we will always do. During this training I asked every participant’ story: there was the Italian guy who barely spoke English but with his expressiveness and his attitude towards life could make himself understood better than anyone else; there was a Russian political refugee who had fled to Berlin because he was persecuted for a project on the political vote; there was the Indian volunteer in Germany who wanted to stay in Europe to study climate change. There were other stories. And then there was me, becoming richer with all of these stories.

Each of these people made possible that the project could be finalized in an perfect way. Also of course thanks to the two trainers, Alex and Luiza, who were fantastic. Always available and smiling, they were able to fully involve us in all activities, managing the timing without being too rigid.

Team working, dialogue, conflict resolution, reflection and debate to reach a common goal were all important elements included during the activities. These tools were used to create cohesion in the group, pushing us to clash and argue, and then eventually making us more united.

All of this obviously through non-formal education, in which the learning process is not meant to be one-way. No coincidence that some hours were consecrated as an open space, in which everyone could choose what they wanted to share, teach, and learn from others.

Before leaving I was very curious to know how other countries with different contexts had managed to conquer freedoms and rights. It was very interesting to learn from the presentations and plays of the participants the facts and the stories that took place in their nations: struggles, protests, requests and sacrifices to gain fundamental rights and freedoms. At the same time it was useful to understand that for some of us certain rights are taken for granted, while for others they are not. Reading it is a thing, hearing it from the voices of those who directly experienced the reflection of these actions is another.

Another activity that really made me think was when we had to identify a series of newspaper articles reporting respects or violations of the 30 points reported in the Universal Declaration of Human Rights. It is surprising how much we got used to the fact that these rights are often not respected, to the point that we see it almost as a normality and we do not consider it outrageous anymore. We must remember not to take anything for granted, not even the most elementary things, and that we too must be part of the cange we want in the society.

It is such a pity that I cannot take part in the third part of this project that will be held Cyprus, but I am sure that the next participants will be able to appreciate the work that will be done.

 

Simone Grassi[:]