Come H.R.Y.O. ci siamo ritrovati spesso a dover rispondere alla critica di fare fronte comune rispetto al tema dell’accoglienza. Negli ultimi anni il grande fenomeno migratorio proveniente dalla Libia ha messo in evidenza le varie difficoltà di gestione e di politica interna ed estera del governo italiano e di tutto il macro sistema europeo.
Ci siamo trovati a leggere “Libia”, di Francesca Mannocchi e Gianluca Costantini, edito da Mondadori: non solo una graphic novel, ma un dossier giornalistico che ci trasmette una visione di insieme, un quadro molto più vasto rispetto alla normale propaganda televisiva circa la questione libica.
Da sempre la storia italiana è fortemente connessa a quella libica, non solo per la prossimità geografica, ma anche per la fitta rete di accordi politici ed economici tra i due Paesi. Basti pensare al “Greenstream”, un lungo gasdotto di 520 km che collega la Libia all’Italia, operativo dal 2004 per grazia o per colpa degli accordi fra il Governo Berlusconi e Mu’ammar Gheddafi.
Il libro è un viaggio nei luoghi della Libia di cui è meglio non raccontare, di cui molto spesso è preferibile dimenticarsi: sapere di torture e violenze è più facile se queste non vengono viste, se sono lontane. Guardarle coi propri occhi genera troppa sofferenza, e quindi, l’istinto di rimozione. Tutti ricordiamo che quando le scene dei campi concentramento libici sono arrivate sui nostri schermi, è stato più facile cambiare canale. Ecco l’unicità della scelta stilistica di “Libia”: raccontare l’attualità dell’orrore libico mediante il tratto di Gianluca Costantini. Il fumetto permette di documentarsi tra orrore e fatti di cronaca. Un fumetto in bianco e nero che, seppure con un nodo in gola, induce a sfogliare le pagine, una dopo l’altra, per continuare quella storia. “Libia” ti invita a scoprire il fenomeno libico e a informarti su di esso, offrendoti la possibilità di conoscerlo con un pizzico di leggerezza lasciando a volte che le immagini passino sullo sfondo e si dischiuda così un più ampio spazio per la riflessione.
Grazie a quest’opera possiamo scoprire come dietro alle migliaia di persone che riescono a raggiungere le nostre coste ve ne siano altrettante segregate, picchiate, violentate e trattenute nel loro Paese. Tutto questo accade con il beneplacito della comunità internazionale, che dalla finestra resta a guardare lo sviluppo di un conflitto il cui risultato potrebbe cambiare gli interessi economici di tutti.
“Libia” ci induce a focalizzare l’attenzione anche sulla nostra corresponsabilità circa gli eventi in Nord Africa: basti pensare che il nostro approvvigionamento energetico si basa su un’infinita serie di violazioni dei diritti umani, e su altrettante storie di donne e uomini sacrificabili. Leggendo questo libro abbiamo voluto guardare per un attimo a ciò che si nasconde dietro al fenomeno delle migrazioni nel Mediterraneo, agli accordi Italia-Libia e al continuo finanziamento della cosiddetta Guardia Costiera libica.
Consigliamo vivamente la lettura di questo volume e rivolgiamo un caloroso ringraziamento agli autori.
Marco Farina