Human Rights Youth Organization

Sul nostro sito trovate un nuovo tool, piccolo programma di ausilio per attività specifiche che potrà essere utile ad altre organizzazioni, sul progetto AMPLIFY, acronimo di “Amplifying voices for social inclusion”, che è stato realizzato a Palermo dall’organizzazione HRYO grazie ad un cofinanziamento Indire tramite il Programma Erasmus+.  Naturalmente, è a disposizione di tutti. Di che cosa tratta? Semplice. AMPLIFY è il frutto di un partenariato strategico per lo scambio di buone pratiche nell’ambito dell’educazione dei giovani adulti: ha avuto come partner di HRYO (Human Rights Youth Organization), organizzazione capofila, Cross Culture International, Foundation di Malta, Diversja dalla Polonia e Mobilizing Expertise dalla Svezia. 

Al progetto c’è una premessa. Gli atti terroristici degli ultimi anni, riconducibili ad esempio allo Stato Islamico,  presentano sostanziali differenze rispetto a quelli del passato; le recenti analisi sulla radicalizzazione stanno cercando di individuare gli elementi salienti di una modalità di azione violenta in cui sono diventati comuni fenomeni come il martirio, i foreign fighters e i cani sciolti, dimostrando che non si è più in presenza solo di una rete organizzativa e centralizzata più o meno estesa, ma di un sistema in grado di attivare iniziative singole incentivate da una forte propaganda in favore della radicalizzazione che ha nel web e nelle carceri, più che nelle moschee, il principale canale di diffusione. In questo modo, il fenomeno terroristico odierno diventa un nemico ancora più difficile da sconfiggere, sempre più imprevedibile e potenzialmente presente ovunque.

“Noi siamo pienamente consapevoli di questo. E l’obiettivo principale che ci prefiggiamo – spiega per HRYO una delle organizzatrici, Senem Kalafat – è quello di diffondere e ampliare le buone pratiche sull’apprendimento inclusivo avviate in particolare a livello locale dai partner del progetto, replicandole su scala più ampia e trasferendole in contesti diversi. In questo modo, le associazioni in partnership offrono una chiave pratica per prevenire la radicalizzazione dei tanti giovani confusi da una società poco inclusiva e spesso giudicante senza ricette di salvezza, un atteggiamento che può anche portare all’estremismo violento”. Amplify studia un metodo e lo applica, raggiungendo chi è a rischio di emarginazione o esclusione sociale e, contemporaneamente, coinvolgendo persone provenienti dei contesti svantaggiati nella sperimentazione di strumenti e metodologie che aumentano, indirettamente, la consapevolezza dell’importanza dell’istruzione e della partecipazione civica. “La radicalizzazione violenta e l’impegno nel terrorismo vanno considerati come un processo psicosociale dinamico che comprende almeno tre fasi: il coinvolgimento, l’impegno fattuale nell’attività terroristica e l’allontanamento ed eventualmente la de-radicalizzazione”, aggiunge Senem Kalafat.

Il progetto Amplify si è dipanato per più di due anni – la pandemia ha imposto una proroga di qualche mese – ed ha consentito al personale delle organizzazioni interessate, tra l’altro, di migliorare l’impatto dei loro interventi di inclusione sociale ricalibrandone le dinamiche.

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