I recenti avvenimenti in Turchia hanno richiamato l’attenzione della comunità internazionale per l’ennesima volta sul Medio Oriente e su quella regione che dal punto di vista politico sembra avere un destino segnato dalla destabilizzazione.
La Turchia, il ponte tra Oriente e Occidente, mostra le contraddizioni di questo essere a cavallo tra diverse culture e popoli e in seguito ai recenti avvenimenti dimostra di essere parte di un gioco di potere che si estende al di là dei suoi confini per ricadere su una regione in cui la pace sembra un utopia.
La manifestazione pacifica che chiedeva la fine delle ostilità tra il governo turco e gli estremisti del Partito Kurdo dei Lavoratori (PKK) si è interrotta a causa di un attentato in cui hanno perso la vita 97 vittime (secondo altre fonti il numero dei decessi sarebbe in circa superiore a 120) e sono state feriti 246 manifestanti.
In questi giorni di lutto, la riflessione su questo tragico evento porta inevitabilmente a moltissime domande ma soprattutto a considerazioni legate ai diritti umani e al concetto di pace e violenza.
La manifestazione, una forma non violenta di dissenso, in questo caso contro il conflitto tra governo turco ed esponenti di un forte partito espressione di una minoranza etnica, è un diritto intoccabile che nei giorni passati in Turchia è stato violato. Il diritto internazionale così come i diritti umani attribuiscono allo stato l’obbligo positivo di difendere questo tipo di manifestazioni pacifiche ma soprattutto il diritto alla vita sancito da molteplici convenzioni internazionali.
Lo stato è responsabile del rispetto dei diritti umani in primis all’interno dei propri confini nazionali e per tale motivo nel momento in cui una tragedia come questa può essere facilmente prevista considerata la situazione poco stabile del paese, il governo ha il dovere di prendere le misure necessarie per proteggere, supportare e difendere i suoi cittadini.
La mancanza di una protezione in questo caso è stata fatale per un gruppo di pacifisti che hanno pagato con la vita il loro desiderio di pace.
La H.R.Y.O. Human Rights Youth Organization, vicina alle vittime della manifestazione di Ankara, chiede al Governo turco di assumersi le proprie responsabilità davanti al popolo turco e alla comunità internazionale, e al Governo italiano di attivarsi affinché non si verifichino più queste tragedie.