Tenzin Gyatso, meglio conosciuto come il XIV Dalai Lama, massimo esponente spirituale del Tibet, oggi compie 81 anni. Alla nascita il suo nome era Dhondup Lhamo. La sua famiglia aveva origini contadine. Quando raggiunse la tenera età di 2 anni, lo riconobbero come la reincarnazione di colui che lo precedette. I Dalai Lama in Tibet vengono considerati dei leader spirituali, e rappresentano il risultato finale del processo di reincarnazione del Buddha della Compassione.
Il Dalai Lama si considera con umiltà un monaco buddhista, allontanando da sé qualsiasi sentimento di presunta superiorità nei confronti degli altri esseri viventi. Non vive nella vanagloria, perché la ritiene inutile, superflua e distruttiva, ma la sua dimora è nella pace e nell’uguaglianza. Per il buddhismo tibetano nessuno è perfetto, ma perfettibile. Nella vita non esiste una strada maestra, perlopiù ci sono dei percorsi di consapevolezza, più o meno chiari, a seconda del livello di comprensione raggiunto da ogni essere vivente nella sua attuale reincarnazione. Il Dalai Lama, come ogni altro leader spirituale che si rispetti e che sia degno di portare questo nome, irradia al mondo intero i suoi messaggi di pace e di tolleranza, di rispetto e di uguaglianza. Ciò che lo muove nel suo cammino di consapevolezza è l’amore per tutto il creato, per ogni essere vivente, animale o vegetale che sia. Insegue l’amore per la verità, perché solo così si può anelare al raggiungimento della perfezione.
Il suo impegno e la sua dedizione a favore della lotta non violenta lo portarono al raggiungimento del Premio Nobel per la Pace, nel lontano 1989.
La H.R.Y.O. è da sempre molto vicina alla Guida Spirituale Buddhista in quanto ha sin dal 2009 sposato la causa tibetana. “ A causa dell’occupazione e del genocidio tibetano ad opera del Governo Cinese” dichiara Marco Farina “ non si sono potute applicare all’interno della Regione del Tibet quelle riforme democratiche che avrebbero fatto del popolo tibetano un modello per l’umanità intera. Tali riforme sono state comunque attuate all’interno del Governo tibetano in esilio. La questione tibetana, dimenticata da molti, ci da prova ancora oggi di come gli interessi economici prevalgano sugli interessi legati ai Diritti Umani.”